I collezionisti già lo sanno: questo numero completa il mosaico dei 36 dorsi che, dopo 9 anni, compone il logo de Le Montagne Divertenti. L'idea mi era nata un mattino durante il dormiveglia quando, dopo inadeguate ore di sonno, non trovavo stimoli per scollarmi dal letto e riprendere a impaginare la rivista. Tenere quei ritmi per almeno quattro settimane ogni trimestre è un massacro, cui segue la correzione di bozze, la messa in stampa, la produzione di risme di carte per le consegne e per l'erario, la distribuzione fatta da noi in persona che si concentra in 3 giorni con turni da 18 ore filate tra i vapori degli inchiostri. Le energie e la motivazione, pur essendo la mia passione raccontare le montagne, scemavano dinnanzi al ripetersi sisifeo di sforzi del genere. Da buon corridore avevo bisogno di un traguardo; così è iniziata la stampa di quel dorso con frammenti del logo che mi ero promesso di terminare anche se fosse cascato il mondo!
E in questi anni di cose ne sono cascate tante, io compreso, fracassandomi l'osso del collo. In quell'occasione la rivista, a cui avevo dedicato per anni anima e corpo, mi ha ricambiato. Ero immobile nel letto e non potevo muover nulla al di fuori delle mani. Così concio e con gli echi degli uccelli del malaugurio che giungevano alle mie orecchie, guardare anche solo al di là del naso per fare pronostici mi catapultava nell'angoscia. Per fortuna avevo quella promessa da mantenere. Mi sono perciò infilato con letto sotto un “ponte” in legno costruito ad hoc dall'amico Sandro per permettermi di usare il computer da sdraiato, ho condensato tutte le mie forze residue e mi son messo al lavoro per settimane così alacremente da non sentire più né i dolori, né le paure. La rivista, insomma, mi aveva cavato dall'impiccio, perché quando il numero 56 - Primavera 2021 era in stampa, io, pur barcollante, ero già tornato in piedi e con l'animo rinforzato anche dall'aver potuto descrivere sia ciò che d'incredibilmente emozionante avevo vissuto durante l'incidente, sia gli inquietanti sconvolgimenti in atto nella società sui quali l'immobilità mi aveva costretto a riflettere.
Il completamento del logo si è perciò trasformato in un semplice traguardo volante. La corsa si concluderà più in là, non so dirvi dove, probabilmente quando nessuno saprà più leggere quella carta stampata dove si trova anche scritto che «Il re è nudo!».
Hanno collaborato a questo numero:
Adele Mori, Alessandra Morgillo, Antonio Mangizali, Beno, Bruno Mazzoleni, Corrado Lucini, Enus Mazzoni, Fausto De Bernardi, Fabio Pusterla, Flavio Casello, Gabriele Fusetti, Giacomo Meneghello, Gioia Zenoni, Giovanni Rovedatti, Giuliano Giacomella, Giuseppe Conforto, Jean Malka, Kim Sommerschield, Luciano Bruseghini, Lucio Bruseghini, Marco Bettomè, Margherita e Lucia Palomba, Marco Trezzi, Mario Pagni, Marino Amonini, Marzia Possoni, Matteo Gianatti, Matteo Tarabini, Mauro Buzzetti, Mauro Premerlani, Paolo Iunco, Pietro Nana, Raffaele Occhi, Roberta Bordoli, Renato Bertolini, Renzo Benedetti, Roberto Ganassa, Roberto Moiola e Tano Perlini.
Si ringraziano inoltre:
Alessandro Losa, Andrea Sem, , Avis Comunale di Sondrio, CAI Valtellinese (archivio Alfredo Corti), Flavio Tarabini, Luciano Salvetti, Marcello Bricalli, Pio Negrini, Riccardo Scotti, tutti gli intervistati e quelli che ci hanno accompagnato nelle gite, la Tipografia Bonazzi, gli edicolanti che ci aiutano nel promuovere la rivista, gli sponsor che credono in noi e in questo progetto... e tutti quelli che ho dimenticato di citare.